Chips a prova di falsificazione, grazie alle impronte digitali

Chips a prova di falsificazione, grazie alle impronte digitali

Come ogni lettore di romanzi gialli sa benissimo, non esistono due impronte uguali. Allo stesso modo, i microchip hanno uns truttura fisica unica, che potrebbe aiutare i produttori a proteggere i loro prodotti dalla pirateria, grazie ad una ricerca condotta dal Fraunhofer Institute for Secure Information Technology. Il team dell’istituto tedesco ha sviluppato una tecnologia che usa le infinitesimali variazioni che si verificano durante la produzione per creare delle impronte digitali uniche e a prova di clonazione.

Secondo la Federazione tedesca di Ingegneria, il settore dell’ingegneria meccanica in Germania ha avuto un costo fi oltre 6 miliardi di euro nel 2010 a causa di prodotti contraffatti, che non soltanto causano perdite nei produttori di materiali originali, ma possono mettere vite umane in pericolo.

I ricercatori del Fraunhofer Institut di Monaco di Baviera, hanno dimostrato che i componenti elettronici o microchip possono essere resi a prova di contraffazione usando le cosiddette caratteristiche fisiche non clonabili (PUF, Physical Unclonable Functions). Delle piccolissime variazioni di spessore, lunghezza o densità che si verificano durante la fabbricazione dei componenti, ma che non influiscono sulla funzionalità, possono essere usate per generare una chiave univoca di identificazione digitale.

I ricercatori hanno sviluppato un prototipo di circuito di misurazione utilizzando un oscillatore ad anello, che genera un segnale caratteristico il quale permette di definire con precisione le proprietà dei materiali. Tali proprietà vengono poi lette da speciali circuiti elettronici che generano la specifica chiave di codifica per ogni specifico componente.

A differenza dei normali processi di crittografia, la chiave digitale non è memorizzata nel dispositivo stess, e quindi non può essere scoperta mediante l’uso di microscopi a scansione elettronica, fasci di ioni focalizzati o laser. Qualsiasi tentativo di attaccare il chip ne comporterebbe l’alterazione o distruzione della struttura fisica, rendendo impossibile la produzione di un clone funzionante.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *