Corruzione e politica: può l’antico metodo greco salvare la democrazia?

Corruzione e politica: può l’antico metodo greco salvare la democrazia?

Corruzione in politica, è quasi diventato un assioma, una verità ineluttabile, difficile da smascherare (nonostante l’uso di apparecchiature all’avanguardia e alla portata di tutti come microspie economiche) o, quanto meno, da annullare completamente, visto che si riproduce ad una velocità impensabile, non permettendo a chi deve vigilare di poter tenere il passo.

Se si facesse un sondaggio e si interrogassero i cittadini sulla questione, di sicuro la stragrande maggioranza di loro osserverebbe l’intervistatore spaesato e quasi rassegnato, quasi come se non vedesse nessuna soluzione al problema.

A maggior ragione se si dicesse loro che, secondo il Rapporto Nis del 2011, “In Italia la corruzione può infiltrarsi ovunque, visto che molti settori cruciali dello Stato godono di ampia autonomia, alla quale non corrispondono standard adeguati di responsabilità ed integrità”.

Cosa si potrebbe fare, allora, per scovare la corruzione dai suoi meandri più nascosti, oltre ad utilizzare, per esempio, microspie da occultare nei luoghi del potere più a rischio di tali atti illeciti?

Una giornalista di Investireoggi.it si è posta lo stesso problema ed ha individuato nell’antica “dokimasia” greca un metodo efficace per portare alla luce il vero essere di ogni personaggio pubblico, sottomettendolo al giudizio dei cittadini.

La dokimasia altro non era che un esame a cui venivano sottoposti i candidati a cariche pubbliche davanti ad un Consiglio, che doveva decretare la loro idoneità ad esercitare taluni ruoli non in base a competenze professionali, ma i requisiti generici morali che ogni cittadino ateniese doveva avere.

Oggi, con l’utilizzo di audio bug ci si può intrufolare nella vita delle persone per analizzarne la moralità e la coerenza tra il loro vissuto privato ed il loro apparire nella società, cose che, anche secondo le ultime dichiarazioni di membri del clero, non andrebbero scisse.

In un certo senso, quindi, si potrebbe quasi arrivare ad affermare che le intercettazioni oggi sono una sorta di sostituto della dokimasia, magari un sostituto di cui non si è consapevoli, occultato dietro microspie che rivelano al “Consiglio” dei giorni nostri, la piazza mediatica, ciò che un uomo, un personaggio pubblico, fa o non fa nella sua vita privata, permettendo ai cittadini, non più solo di un paese o di una comunità, ma dell’intero emisfero, grazie alla rete, di giudicare se la condotta di tale personaggio sia giusta o sbagliata e se sia eventualmente consona al ruolo che esso ricopre.

Certo, oggi con le cimici economiche, a differenza dell’antica dokimasia, si tende ad indagare sulla vita di un cittadino soprattutto dopo che questi ha ricoperto la carica, e non è sempre detto che, una volta scoperti i suoi giri loschi, sia disposto ad abbandonarla, come dimostrano gli ultimi eventi della politica italiana. Mentre, nell’antica Grecia, l’esame avveniva prima della candidatura ed era il cittadino a decretare se il potenziale candidato fosse idoneo o meno a ricoprire certe cariche.

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