Libertà d’espressione a rischio, per maggiore sicurezza
Così come sta avvenendo (o almeno si tenta di farlo avvenire) in Italia con il governo Berlusconi che sta cercando di far approvare una legge che limiti la libertà d’espressione, imbavagliando di fatto anche i blog, ultima frontiera del pensiero indipendente, anche negli Stati Uniti sembra che si voglia mettere la mordacchia anche alla Rete.
In Italia, un emendamento a quella che è stata soprannominata “legge bavaglio” impone ai bloggers l’obbligo di rettifica entro 48 ore da una eventuale richiesta, pena una multa di 12500 euro, ponendo il blogger di fronte a una scelta: se ad esempio volesse partire per il weekend o per una vacanza, dovrebbe essere sempre pronto a collegarsi… oppure in alternativa (ed è questo che spera chi ha studiato la legge) evitare di pubblicarle del tutto, le notizie scomode, ed andarsene in vacanza anche per un mese intero, portando con sé anche la libertà d’espressione.
Negli USA invece, il Senato ha in discussione un progetto di legge chiamato “Protecting Cyberspace as a National Asset Act”, che consentirebbe al Presidente degli Stati Uniti di controllare la Rete, assegnandogli il potere di ordinare, in caso di ipotetiche minacce alla sicurezza nazionale provenienti dal mezzo elettronico, di rispettare non meglio specificate “misure di emergenza” che potrebbero spingersi fino all’oscuramento di siti o motori di ricerca. Provate ad immaginare per un attimo che Obama (o un suo successore) potrebbe chiudere, tanto per fare un esempio, Facebook o Twitter se tramite le loro pagine dovessero essere veicolati messaggi di minaccia alla sicurezza nazionale.
In base a questa legge, verrebbe creato il cosiddetto Office of Cyberspace Policy,che in collaborazione con un centro per la sicurezza di Internet (anch’esso appositamente creato) deve identificare eventuali infrastrutture che, in caso di collasso, potrebbero generare eventi di natura disastrosa; inoltre, tali uffici metterebbero a punto le misure di emergenza a protezione di tali infrastrutture virtuali, misure che verrebbero attuate su ordine del Presidente. L’unico limite al potere di questo ufficio sarebbe quello di dover notificare il Congresso prima di attuare tali misure preventive, rinnovabili con decreto presidenziale.
Il disegno di legge è stato presentato dal senatore democratico del Connecticut Joe Lieberman, che già un paio di anni fa aveva provato ad inserire nel Terrorism Prevention Act la possibilità per il Governo di poter controllare le infrastrutture di Internet, ed in ultima analisi il potere di chiudere, su ordine del Presidente, eventuali siti la cui esistenza stessa possa essere definita (dal Governo stesso, ovviamente) pericolosa per la sicurezza degli USA.
Tali misure potrebbero potenzialmente dare ad un uomo solo il controllo assoluto della Rete, o almeno, un potere discrezionale che gli permetterebbe di controllarne una gran parte della libertà di espressione e di incanalarla entro determinati canoni a lui graditi. Ovviamente la fattibilità tecnica di questa idea è tutta da verificare (il popolo della rete ha sempre una risorsa in più dei propri controllori), tuttavia quello che preoccupa è che non soltanto la privacy su Internet ma anche la libertà di espressione sulla Rete stessa debbano essere oggetto di legislazione, e che l’orientamento dei governi, liberali soltanto a parole, stia lentamente ma inesorabilmente scivolando verso una deriva autoritaria allo scopo di controllare il libero pensiero e l’espressione dello stesso come fossero il più pericoloso dei nemici.