Twitter bloccato per diverse ore in Pakistan, un attentato alla libertà di espressione?

Twitter bloccato per diverse ore in Pakistan, un attentato alla libertà di espressione?

“Le reazioni sono state diverse. Alcuni hanno pensato che fosse oltraggioso fermare la voce dei giovani, mentre altri erano felici che il proprio figlio avrebbe finalmente passato del tempo con loro”. Questo è ciò che un giovane pachistano scrive sul suo blog in relazione all’oscuramento di Twitter del 20 maggio.

Presumibilmente per aver diffuso “materiale blasfemo” sul Profeta Maometto, due giorni fa il Pakistan ha brevemente bloccato il microblog, per poi ripristinarlo dopo poche ore.

Come è possibile apprendere da Indiatimes.com, è stato oscurato per diverse ore perché “si è rifiutato di rimuovere post considerati offensivi per l’Islam”, ha affermato uno degli ufficiali delle telecomunicazioni del Paese.

I tweet promuovevano un concorso su un altro Social Networ, Facebook, in cui erano state postate

immagini del Profeta Maometto, afferma Mohammad Yaseen, presidente dell’Authority Pachistana per le Telecomunicazioni. Molti musulmani considerano blasfeme tutte le raffigurazioni di Maometto, persino quelle a lui favorevoli.
“Sono stati coinvolti sia Twitter che Facebook. Abbiamo trattato con entrambi. Facebook si è mostrato subito d’accordo nel rimuovere il tutto e l’ha fatto, mentre da Twitter non abbiamo avuto riscontro”, afferma. Per questo motivo è stato bloccato.

Niente di nuovo comunque, visto che gli stessi due Social Media furono oscurati, insieme a Youtube, per due settimane a maggio 2010, a causa di un concorso, organizzato da un utente anonimo, che invitava le persone a realizzare vignette del Profeta per promuovere la libertà di espressione.

Non c’è bisogno di dire che la cosa davvero interessante in tutti questi casi è la capacità degli utenti di aggirare gli ostacoli della censura utilizzando diversi stratagemmi. Infatti, ancora prima che il servizio venisse riattivato, essi già erano corsi ai ripari utilizzando telefoni cellulari per postare i micromessaggi, browser più sicuri come Opera Mini e programmi proxy avanzati, come Vtunnel.

Oggi è sempre più facile mettere sotto controllo un singolo o diversi PC, grazie all’utilizzo di sistemi di monitoraggio computer a distanza e keyhunter, ma i fatti dimostrano come sia difficile il controllo quando si tratta di milioni di utenti sulla Rete.

Ed infatti, questo è esattamente ciò che Twitter ha cercato di sottolineare per difendersi. Il sito di microblog, che solo a febbraio ha raggiunto i 500 milioni di utenti, ha affermato, in risposta alle accuse che gli sono state rivolte, “Non siamo in grado di fermare ogni singolo individuo che compie gesti di questa natura sul sito”.

Un altro punto rilevante della questione, e per certi versi anche bizzarro, è che Yaseen ha affermato sabato pomeriggio che il Ministro dell’Informazione pachistano aveva ordinato alla Authority per le Telecomunicazioni di bloccare Twitter in quanto questo si era rifiutato di rimuovere i tweet blasfemi, ma non si sa ancora cosa abbia spinto lo stesso ministro a togliere il blocco sabato sera, nonostante il Social Medium non avesse ancora cancellato i contenuti offensivi.

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