Microspie ambientali, non è detta l’ultima parola

Microspie ambientali, non è detta l’ultima parola

Coloro che seguono le vicende politiche italiane saranno certamente a conoscenza della profonda spaccatura che il disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche ha causato non soltanto tra maggioranza ed opposizione, ma anche all’interno della stessa maggioranza di governo italiana.

Non soltanto l’opposizione di centrosinistra, ma anche una larga parte della maggioranza di centrodestra, è contraria ad alcune parti del disegno di legge berlusconiano, che mira a mettere il bavaglio alla stampa in merito alle indagini, e che finisce di fatto per rendere molto più difficile la vita per le forze dell’ordine impegnate in indagini ed investigazioni per le quali vengano utilizzate delle microspie ambientali GSM.

Il fatto che nelle pieghe del disegno di legge si nascondessero delle limitazioni che avrebbero ridotto assai la possibilità di piazzare microspie ambientali per intercettare conversazioni, rendendone possibile l’utilizzo soltanto in presenza di gravi indizi di reato, e che le eventuali intercettazioni avrebbero dovuto essere utilizzate soltanto per perseguire il reato in questione, e non eventuali altri crimini di cui si potesse venire a conoscenza durante il periodo di ascolto clandestino, ha fatto storcere il naso a molti.

Ora l’aria che tira è quella di una resa dei conti all’interno del centrodestra, tra un’ala fedele a Berlusconi in tutto e per tutto, e coloro che, attenti al bisogno di legalità e sicurezza espresso dal loro elettorato (ma anche dagli elettori di sinistra) si troverebbero poi in seria difficoltà a dover spiegare agli elettori stessi il motivo per cui una legge del genere, che non combatte il crimine ma finisce per favorirlo, dovesse essere approvata anche con i loro voti.

Noi operatori del settore restiamo in attesa, nella speranza che gli interessi di pochi non prevalgano sulla sicurezza di tutti gli altri.

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